Condivisione. Un concetto semplice: belle foto, massime e pubblicazioni vengono condivise sui social ogni giorno, ma anche le belle serate tra amici sono un a forma di condivisione. I problemi possono essere difficili da condividere: solo gli amici più intimi sono disponibili in quei momenti. Quando si deve condividere il peso di una malattia gli amici sono più difficili da avvicinare. Insomma è facile condividere i momenti belli, ma i momenti bui sono difficili da condividere.
I rugbisti sono diversi: in campo il fango è uguale per tutti, il tuo sudore spesso si mescola con quello dell’avversario e anche la fatica dell’uno è uguale alla fatica dell’altro: col placcaggio non si ferma semplicemente un avversario, ma si cade assieme a lui. Ma le situazioni sono tante a dimostrare che il rugby unisce chi gioca e questa sensazione di condivisione che il rugbista prova, la prova con i compagni di squadra ma anche con gli avversari. Forse per questo un rugbista ha una grande empatia nei confronti di chi è in difficoltà.
Alessandro ha 12 anni ed è un bambino malato. Sta lottando la sua battaglia, impari e crudele con un nemico che si chiama Glioblastoma, una malattia neoplastica che lo ha colpito come un fulmine circa 2 anni fa. La sua battaglia la combatte, ma le sue armate sono più deboli ogni giorno che passa. Le cure finora praticate non bastano più, servono cure nuove sperimentali, all’estero: cure costose, purtroppo.
Alessandro non gioca a rugby, forse lo conosce, forse non sa nemmeno cosa sia. Ma poco importa. Alessandro ha bisogno di sostegno e un rugbista non può rimanere indifferente a questo. Allora come in uno schema di gioco, i rugbisti si attivano; vengono chiamati gli amici, i fornitori, i sostenitori, si coinvolgono aziende, nasce il desiderio di partecipare. Non solo rugby, ma attorno al rugby inizia a girare una partita. I legami con gli avversari si attivano e arrivano adesioni da tutta la regione per passare una giornata giocando a touch-rugby, rugby al tocco. Nemmeno la Federazione si tira indietro: la nazionale italiana di rugby a7 arriva a Fogliano per dare lustro alla causa, per aiutare Alessandro.
Chiunque sa che un rugbista cerca più di ogni altra cosa la meta, ma il 30 e il 31 maggio a Redipuglia la marcatura più importante sarà quella che darà ad Alessandro la sua meta, perché una meta è un punto di arrivo, un traguardo da raggiungere grazie ad una palla ovale che passa idealmente nelle mani di tutti.
Steven Mogorovich
Addetto stampa API Rugby Fogliano