Orazio Arancio, colonna della nazionale italiana degli anni d'oro, quella guidata da George Coste, che a fine anni Novanta conquistò l'ingresso nel torneo delle Sei Nazioni, è oggi, da due stagioni, il team manager degli Azzurri del Seven, disciplina della quale è responsabile in seno alla Federazione ormai da svariati anni. Insomma, il popolare “Bimbo”, che in questa parte d'Italia molti ricordano con affetto anche per la sua lunga militanza nelle fila del Benetton Treviso, è oggi il principale referente del Seven-a-side nel nostro Paese, specialità, che con l'imminente ingresso alle Olimpiadi, a partire da Rio De Janeiro 2016, è destinata ad assumere un'importanza cruciale per lo sviluppo e la diffusione della pallovale a livello planetario. Arancio ha da poco trascorso in Friuli Venezia Giulia cinque giorni al seguito della selezione azzurra, che ha sostenuto a Tarvisio un intenso ritiro collegiale, in vista della prima tappa del circuito europeo, in programma a Mosca il 6 e 7 giugno (gli altri impegni di questa lunga estate calda a Londra e Lisbona ed Exeter), che qualificherà alla rassegna iridata (oltre a rifinire la preparazione gli Azzurri si sono prestati a partecipare ad alcuni impegni extra agonistici, come la consegna dei diplomi ai ragazzi della selezione regionale Under 14 e la cerimonia in ricordo della Grande Guerra al sacrario di Redipuglia). E' stata l'occasione per fare con lui il punto della situazione alla vigilia di un filotto di impegni internazionali fondamentali per il nostro “Settebello”.
Innanzitutto come vi siete trovati in Friuli Venezia Giulia?
“E' stato un soggiorno davvero proficuo. Dal punto di vista tecnico la squadra ha rivisto e perfezionato le giocate, i re start, l'organizzazione difensiva. Avevamo con noi 20 atleti, che hanno potuto sostenere degli allenamenti di spessore, grazie anche alla presenza della nazionale danese, che ha fatto da sparring partner d'eccezione. Poi vorrei spendere due parole per l'organizzazione e l'ospitalità che sono state davvero impeccabili, grazie ad Alberto Stentardo e al suo staff, nonché ai titolari ed al personale dell'Hotel Bellavista di Camporosso, che ci hanno fatto sentire davvero a casa. Insomma, un ambiente a misura di squadra, ideale per la preparazione di un team di professionisti. Un merito speciale va riconosciuto al delegato FIR, Francesco Silvestri per la sua serietà ed intraprendenza. E' stato in grado di recuperare risorse fondamentali per il Seven in un momento così difficile e a rendere possibile il nostro arrivo in Friuli.”
Ritiene che Tarvisio possa diventare una sorta di quartier generale per il Seven italiano come molti, qui da noi, auspicano?
“Essendo il Seven disciplina olimpica, in vista di Rio 2016 dovremo avvalerci per forza dell'Acquacetosa e degli altri centri di preparazione Coni. Tuttavia, vista la positiva esperienza e vista la presenza di gente motivata a sostenere la crescita di questa disciplina come Silvestri e i suoi collaboratori, penso che si possa concretamente pensare di organizzare altri collegiali qui in Friuli e anche un evento internazionale, magari a Tarvisio o a Trieste. L'Italia deve aspirare ad avere una tappa delle World Series e la vostra regione è senz'altro tra le principali candidate”.
Che obbiettivi vi siete posti per questo circuito europeo?
“Vogliamo giocarci le nostre carte e tentare di qualificarci per Rio, ovviamente. Siamo consapevoli che non sarà una passeggiata, ma ci proveremo. Ci sono Paesi nel Seven che stanno facendo passi da gigante. Anche realtà che nel xv ancora stentano come Spagna e Portogallo. C'è poi la Russia, che ha vinto l'ultimo torneo di Hong Kong, che investe milioni e dispone di una squadra di super professionisti. Attualmente è la candidata numero uno alla qualificazione, insieme alla Francia (la Gran Bretagna è già qualificata ndr). Per noi è davvero dura misurarci con questi colossi, ma non ci diamo per vinti. Nel gruppo abbiamo ottimi atleti, gente come Mirco Bergamasco, Giulio Rubini, David Odiete, Giulio Toniolatti, che già giocano anche nel xv a livello internazionale, più altri giovani di talento”.
Per lo sviluppo del Seven in Italia che ricetta adotterebbe?
“Nel breve e medio termine metterei sotto contratto una quindicina di atleti, per potergli consentire di allenarsi nel Seven a tempo pieno e partecipare ai tornei in giro per il mondo. Una buona soluzione per questa specialità potrebbe essere in futuro quella di creare delle squadre all'interno dei gruppi sportivi militari, come avviene per molte altre discipline olimpiche. Sul territorio andrebbero organizzati dei tornei regionali, che poi potrebbero sfociare nelle finali nazionali. Un'attività da portare avanti in estate attraverso i comitati regionali. Mi rendo conto, tuttavia, che i club arrivino spesso alla fine della stagione del xv esausti e senza più risorse e che quindi richiedere loro ulteriori impegni al momento non è pensabile, vista anche la situazione economica attuale. Per il futuro però, step by step, dobbiamo cercare di imboccare questa strada, partendo magari dai comitati più interessati e recettivi, come, per esempio, quello del Friuli Venezia Giulia”.
Piergiorgio Grizzo